Yes We Cannabis

By Patrizio Gonnella
Proibire, punire, sanzionare, arrestare, processare, incarcerare: sono questi i verbi della politica italiana sulle droghe. Sono verbi da me volutamente scritti nella forma dell’infinito. Purtroppo non posso
usare forme verbali passate in quanto l’attualità normativa e giudiziaria è fatta ancora di divieti, punizioni, arresti, processi, imprigionamenti. Si spera che il presente non tracimi verso il futuro e che finalmente si
giunga a un cambio di paradigma sulla questione droghe, troppo spesso trattata in modo semplificato con le armi della demagogia e del paternalismo populista.
Yes we cannabis si muove partendo da queste consapevolezze, ovvero dalla necessità di cambiare radicalmente approccio. Non è un manifesto antiproibizionista, non è affetto da eccessi di ideologismo. È un lavoro di documentazione giuridica e sociale messo a disposizione di operatori, giuristi, associazioni, forze politiche, singoli cittadini più o meno giovani, senza pregiudizi e stereotipi, ovvero messo a disposizione di tutti coloro che vogliano avere idee più chiare su un fenomeno complesso e non si accontentino di due – tre – quattro slogan urlati da esponenti della destra.
La stagione che abbiamo davanti speriamo sia una stagione costituente. La guerra alle droghe è fallita. Lo dicono esperti non accusabili di empatia o militanza movimentista. L’Italia, così come buona parte della comunità interna
zionale, è di fronte a un crocevia: può decidere di perseverare in una politica proibizionista che ha prodotto morti e disastri sociali; può continuare in quel solco ma moderandone l’impatto repressivo; può cambiare nettamente rotta.
Cosa accadrebbe alle mafie se ci fosse la legalizzazione? Quanto guadagnerebbe lo Stato dalla legalizzazione della cannabis? Quanto risparmierebbe non incarcerando in massa i consumatori? Quanti vedrebbero migliorate le proprie condizioni di salute grazie al consumo di sostanza controllate o al non ingresso nel circuito penale e penitenziario? Quanti processi in meno ci sarebbero e quanti poliziotti in più potremmo utilizzare per reprimere il crimine organizzato?
C’è bisogno di una rivoluzione pragmatica che lasci la morale fuori dal diritto.

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